
Eleanor Roosevelt con la versione inglese della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Perché i diritti umani vengono usati come alibi dai dittatori? Il 26 febbraio il Foreign Policy Magazine ha pubblicato un articolo cercando di dare una spiegazione a questa domanda.
Farida Shaheed, esperta delle Nazioni Unite in materia di diritti culturali, ha lanciato una nuova campagna per riportare l’attenzione della comunità internazionale la situazione dell’arte in materia di diritti dell’uomo. Utilizzando una gigantografia del campione statunitense di basket Kobe Bryant su un campo da basket cinese con la scritta “Attenzione. Kobe Bryant potrebbe violare i vostri diritti umani”.
Farida Shaheed ha espresso l’interesse delle Nazioni Unite di portare avanti un progetto con l’obiettivo di verificare quanto pubblicità e marketing influenzano la cultura delle persone a cui si rivolgono e il loro life style. Un’altra iniziativa di Shaheed va contro il “folklorizzare” i diritti culturali delle minoranze. In Vietnam esistono delle comunità che suonano uno strumento tradizionale a percussione chiamato cong. Questo strumento viene oggi suonato “su richiesta” per i turisti e, secondo le Nazioni Unite, questo svilisce di fatto il valore culturale e simbolico.
In realtà il Vietnam ha un governo non democratico che ignora completamente il diritto alla libertà regligiosa, imprigionando quotidianamente monaci e artisti per le loro idee e opinioni. Il vietnam, secondo Robert Abbott ricercatore sui diritti umani in Vietnam per Amnesty International, sta diventando una della più grandi prigioni per difensori di diritti umani del sud-est asiatico.
Pedro Pizano, autore dell’articolo sul Forign Policy Magazine in questione, spiega che “oggi abbiamo un surplus di diritti umani – e sono tutti considerati di uguale importanza. I diritti umani non vanno da nessuna parte. Hanno perso il loro valore.”. Pizano spiega che quando nel 1948 venne firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo conteneva 30 clausole. 12 di queste clausole furono sin dall’inizio considerate controverse dagli stati firmatari, per questo si trovò una soluzione politica, un compromesso tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, la creazione di due diversi trattati: il Patto internazionale sui diritti civili e politici, ed il Patto internazionale sui diritti economici e culturali. Ad oggi, gli Stati Unini non hanno ancora rattificato il trattato sui diritti economici e culturali.
Le consequenze di questi trattati sono che, al 2013 erano considerati 673 i diritti umani, rivolti ai diritti individuali, collettivi ed ambientali. La proliferazione dei diritti umani sono uno strumento utilizzato dagli stati non liberali per fare pressione politica. Per esempio, alcuni guppi di attivisti per i diritti umani hanno fatto richiesta di maggior riconoscimento legislativo per i diritti delle donne, delle minoranze indigene, delle persone LGBT, degli anziano e dei disabili. Gruppi per la difesa dei diritti delle donne in Arabia Saudita hanno lottato per ottenere il “diritto di guidare”. Certamente, questi gruppi devono essere difesi e le loro battaglie rispettate, ma non c’è bisogno di creare nuovi trattati o creare nuovi diritti. Gli strumenti tradizionali per la difesa dei diritti umani sono sufficienti. La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo illustra che nessuno può essere discriminato per la sua “razza, colore, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, origini nazionali o sociali, proprietà, nascita o altri status”. Non è necessario creare diritti speciali se sei bisessuale, anziano, o una donna disabile che vive in Arabia Saudita, tu hai diritti perché sei un essere umano.
La proliferazione dei dirtti umani permette ai paesi autoritari di ottenere un alibi. Un paese come il Vietnam potrebbe orgogliosamente mostrare al mondo intero di rispettare i diritti umani e culturali delle minoranze poiché permette di suonare ad alcune comunità il loro strumento tradizionale, mentre dall’altra parte non rispetta i diritti umani più fondamentali. Invece l’Arabia Saudita potrebbe sbandierare la concessione della libertà di guidare anche alle donne come un grande passo avanti nel rispetto dei diritti umani, quando in realtà l’Arabia Saudita continua a violare diritti umani basilari.
“Quando tutto può essere definito come un diritto umano, il prezzo per la violazione dei diritti è a buon mercato“, spiega Pedro Pizano. I Paesi non democratici si presentano come difensori dei diritti umani per ottenere legittimità politica. La proliferazione dei diritti umani è abusata dalle dittature, diminuendo la chiarezza morale che i diritti umani una volta godevano.
Fonti:
United Nations Treaty Collection
Flaviano Tarducci
Pubblicato su Segnali di fumo – il magazine sui Diritti Umani www.sdfamnesty.org