“Sakineh Ashtiani è stata amnistiata e rimessa in liberta” – afferma l’avvocato italiano Bruno Malattia, che segue la vicenda da anni patrocinando le ragioni di Sakineh al Parlamento europeo assieme al Comitato internazionale contro la pena di morte e la lapidazione. Bruno Malattia sostiene inoltre che “il provvedimento di clemenza è stato adottato ieri in coincidenza con l’anno nuovo secondo il calendario iraniano. L’annuncio è stato dato da Mahamad Javad Larijiani, Segretario Generale del Consiglio Superiore iraniano per i diritti umani, e diffuso dalla stampa governativa del paese”.
La vicenda di Sakineh Ashtiani cominciò nel 2006 con il suo arresto per adulterio. Venne imprigionata nel carcere di Tabriz e condannata a 99 frustate, successivamente Sakineh fu nuovamente processata con l’accusa di mantenere una relazione con il killer del marito e per esser stata complice nell’omicidio. In una sentenza del 2007 la Corte Suprema la condannò alla lapidazione, ma in seguito ad un ricorso l’esecuzione fu posticipata.
L’opinione pubblica mondiale ebbe modo di interessarsi alla causa di Sakineh all’inizio della primavera 2010, quando una mobilitazione internazionale costrinse le autorità iraniane, dopo il susseguirsi di conferme e smentite, a sospendere la sentenza. Da allora sulla vicenda è calato il silenzio, fino all’attesissimo annuncio dell’amnistia e della liberazione di Sakineh diffuso dalla stampa iraniana in coincidenza con l’anno nuovo secondo il calendario iraniano.
Fonti:
Flaviano Tarducci
Pubblicato su Segnali di fumo – il magazine sui Diritti Umani www.sdfamnesty.org